Viviamo in un epoca in cui si applaudono soltanto autori defunti, che
hanno lasciato tracce indelebili della loro storia con le proprie mani,
scrivendo, componendo, mentre prima, erano soltanto degli “inadatti”. Hanno
scritto poesie, poemi, musiche, racconti, saggi e storie meravigliose che il
Mondo ha riconosciuto soltanto dopo la loro morte fisica. La domanda che mi
pongo è: davvero la gente ha bisogno di morire per essere ascoltata? O il vero
morto è la società che non riesce ad accorgersi di così tanta bellezza?
Laura Sacchini